Studi scientifici hanno provato come l’acqua abbia memoria, riuscendo effettivamente ad avere un “ricordo” di tutte le sostanze e i corpi con i quali entra in contatto nel suo scorrere.
A ogni suo passaggio diventa, quindi, allo stesso tempo archivio di dati e fautrice di nuove memorie, in un circolo naturale in cui tutto, scorrendo, in qualche modo rimane e si ripete.
Anche noi esseri umani facciamo parte di questa stratificazione di informazioni fisiche ed emotive, che ricircolano nel Pianeta e nella memoria storica collettiva.
Mnemòsine è una titanide, ossia una delle divinità più antiche della mitologia greca, nata da Urano (il Cielo) e da Gea (la Terra) e secondo il mito è personificazione proprio della memoria.
Sotto una doccia fredda di memoria sta l’essere umano. Come un lavandino che perde, decide di sprecare risorse, senza pensare che alla fine tutto torna in un mare di continuità.
L'opera
Anno
2017
Tipologia
video digitale realizzato con Nikon 3200
L'artista
Cecilia D’Urso
Classe 1997, si è laureata nel 2019 presso l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.
In tutta la sua ricerca fotografica e audiovisiva l’attenzione si focalizza sul rapporto tra esseri umani e spazio/tempo, dimensione naturale o artificiale in cui, in entrambi i casi, gli esseri umani sono soltanto ospiti benché credano di essere padroni. Tramite fotografie o installazioni video artistiche, realizzate con dispositivi digitali (reflex o videocamere compatte), il colore e le scale di grigi diventano impressione dei rapporti naturali e spazio-temporali in cui gli esseri umani si ritrovano. Il salvataggio dei file volutamente nei formati .jpg o .mp4, che perdono pixel nel corso del tempo, è una ulteriore testimonianza della nostra impotenza davanti alla dimensione spazio/tempo e alla sua caducità.